ricordo la faccia del libraio della Feltrinelli di Palermo quando ho chiesto se, nella sezione musica, avessero cd dei Dounia. "I Dounia? Forse ho qualcosa" mi ha detto e la sua faccia si è illuminata come se gli avessi fatto un complimento. Un vero professionista, un uomo che ama il suo lavoro (cosa rara nelle librerie della catena Feltrinelli, ormai impero economico spesso incapace di ricordare cos'è il mestiere dei librai e cosa sono le librerie). E' sparito per 15 minuti e poi, mentre la mia amica Lule ed io stavamo quasi per andarcene, è riapparso con un sorriso incredibile e mi ha consegnato un CD dei Dounia. L'ho ringraziato come si ringrazierebbe un chirurgo che ci ha salvato la vita e mi sono ributtato per le strade di Palermo tenendomi stretto quel tesoro musicale. I Dounia sono un meraviglioso gruppo "mediterraneo" che ho avuto la fortuna di ascoltare grazie a Infrasuoni, un festival di world music ideato e organizzato dallo straordinario sassofonista e amico Claudio Carboni. Ricordo ancora la voce di Faisal Taher (palestinese) capace di fare ammutolire perfino i frequentatori più maleducati delle rassegne musicali estive all'aperto. E i suoni di Giovanni Arena, Vincenzo Gangi e Riccardo Gerbino (siciliani). Una magia. E poi, un giorno, ho trovato un libriccino del 2003, Mesogea Editore, contenente scritti di un poeta tunisino Moncef Ghachem e un CD dei Dounia. Il titolo è Dalle sponde del Mediterraneo. Un'opera in collaborazione "tra due sponde" dello stesso mare. Un piccolo miracolo editoriale e musicale. Grazie a un trasloco, mi sono ritrovato in mano il libro. Gli appuntamenti dedicati al Mediterraneo sono ormai diventati moltissimi, ma mai come in questo tempo c'è bisogno di riprendersi quel mare tra le mani, tutti insieme, donne e uomini di tutte le sponde che si affaciano su questo specchio delle nostre brame, che mai come ora dovrà essere di nuovo capace di riflettere le nostre vite, con i sogni, le paure, le derive, i dolori, le speranze. E sia omaggio a Moncef:
"...et par le feu de la langue
et par sa racine,
la mer entre dans nos lits
et sa mémoire nous rumine."
nella trad. dal francese di Giuliana Gregorio
"...e con il fuoco della lingua
e con la sua radice,
il mare entra nei nostri letti
e ci rumina la sua memoria."
la forza della scrittura di Ghachem è che le sue parole non suonano mai "altro", come purtroppo accade a tanta poesia contemporanea, soprattutto italiana; le parole sono un tutt'uno con la percezione originaria, con l'occhio che osserva limpido quello che accade e trasforma ciò che vede in esercizio di vita, prima, e in canto, poi. In più, nelle sue poesie, c'è una densità così forte che parlano perfino le pause, i silenzi. "I pescatori parlano poco. Ho ereditato il loro silenzio e, bisogna dire, la loro resistenza... Ho imparato presto i diversi nomi dei pesci e ho stretto amicizia con gli uccelli di mare!. Ecco le parole di questo grande poeta-bambino che ha pensieri grandi, come tutti i bambini del mondo.
un ultimo assaggio:
AGE/ETA'
metto subito la traduzione in italiano, anche se, come spesso accade, qualcosa della forza della poesia va perduta. Ci sono anche testi in arabo, per chi conosce la lingua.
quasi molti anni fa
al tempo del pane nero
al tempo della notte delle catene
e dei rapaci
mia madre ha messo al mondo
il bambino
quasi molti anni fa
ho perso il mio nome d'uomo
sono diventato matricola
nei padiglioni dei dannati
i cani del tiranno mi hanno ammazzato
in un giorno di caccia
e ho pianto per mia madre
ho pianto per il mio viso di bambino
per il mio cuore
lasciati per i morti
ai rapaci
quasi molti anni fa
al tempo del pane nero
mia madre ha messo al mondo
il bambino di rabbia
e di speranza
mia madre ha messo al mondo
nel mio viso di bambino
la guerra.
Ecco, mi piace pensare a questo grande bambino che crede nella forza e nella bellezza di tutte le donne e madri del nostro mare che portano il peso dei fallimenti di noi uomini, lo portano nella mente e nel corpo. E, nonostante questo, mettono al mondo ancora vita, contro ogni maschia guerra. Cercate, cercate, i libri di Moncef e i CD dei Dounia. Una meraviglia.
Viva Moncef e viva i Dounia e viva i bambini, ma, soprattutto viva le donne, davvero, oggi e per sempre nei secoli dei secoli!
"Coloro che bruciano le frontiere" Così, dall'altra parte del Mediterraneo, chiamano gli audaci disperati che affrontano il mare per raggiungere un'altra terra che spesso non li vuole.E a volte, quando arrivano, portano con sé tesori come questi.
RispondiEliminaCiao, Ale, mi piace essere dentro uno dei tuoi ricordi.