mercoledì 30 ottobre 2013

a Sàrmede, a Sàrmede!

Ci sarebbero troppe cose da dire a proposito di Sàrmede, della splendida mostra di illustrazioni Le immagini della fantasia giunta alla sua 31a edizione. Ho ancora gli occhi e il cuore e il cervello (sì ho anche quello!) storditi da tante cose belle, da tante persone incontrate per la prima volta, da tante parole di festa e di impegno, di arte e di generosità, di progetto e di fatica. Insomma, Sàrmede mi ha regalato 2 giorni di "aria buona e fresca", di bellezza senza intermediazione alcuna, di voglia di vedere e fare e continuare.


il catalogo della mostra 2013, con illustrazione di copertina di Gabriel Pacheco (il catalogo a cura di Monica Monachesi contiene anche una interessante intervista a Gabriel Pacheco di Anna Castagnoli)

A chi dire dunque grazie? Come fare a dire tutto quello che è stato per me?
Utilizzerò la sintesi che non riesco mai a utilizzare quando scrivo? Ci provo:

1) Arrivo. Il B&B "La casa in collina" di Paola e Pippo: bellissimo murale, grande simpatia, ottima accoglienza, insomma e un gruppo di illustratrici (un solo illustratore maschio) alla loro ennesima esperienza a Sàrmede. Grazie quindi, in ordine di apparizione a Valentina di Udine, Rossella di Trieste (più mamma al seguito), Chiara di Riva del Garda, Piero di un paese veneto che non ricordo. Grazie poi a Gianna, spettacolare donna di origine sarda e tostissima manager. Breve giro per il paese ad ammirare i murales su molte delle case del paese trevigiano.

2) L'inaugurazione. La gente (tanta, ma tanta!) comincia ad aggirarsi tra il Municipio (interamente "illustrato" e con all'ultimo piano il Museo Zavrel) e la Casa della Fantasia. Il momento dell'inaugurazione incombe, ma tutti sono così curiosi di vedere la mostra che gli sapzi espositivi sono già gremiti. Poi, sul palco salgono autorità, ospiti, sponsors, organizzatori e tutte le persone più direttamente coinvolte. Partono i discorsi ufficiali (tanti, ma quasi tutti brevi). Sul palco viene invitato l'ospite d'onore di questa edizione, Gabriel Pacheco, uno dei più grandi del mondo, nativo di Città del Messico, ma cittadino di Buenos Aires. Poi gli altri illustratori selezionati.
Gabriel Pacheco, ospite d'onore 2013

3) Si apre la mostra nel vero senso della parola, cioè ci si accalca furibondi negli spazi espositivi, ci si incontra, ci si scontra, si tenta di guardare il bellissimo murale che Gabriel Pacheco ha realizzato su una parete Il poeta e la pietra, si insegue l'ospite per una dedica, si spendono danari per i libri suoi e di altri illustratori presenti alla mostra. Poi, ci si infila, col cuore in subbuglio, nella saletta Pacheco. Ed è subito magìa, una fòlgore ininterrotta di tavole, di grigi, di colore, di testi che rivelano un uomo colto, profondo, altamente "poetico" nel suo modo di lavorare, di ricordare, di cercare nel mondo la bellezza della poesia, le parole per dire questa bellezza. Non si riesce a dire null'altro tanto è lo stupore che ogni tavola regala, tanta è la capacità di Gabriel di fare di una tecnica un  opera d'arte, di fare di un pensiero un grumo di bellezza, di fare di un'idea un'infinita serie di rimandi, di rilanci. E' come se il suo pensiero chiedesse immediatamente una forma e poi un'altra ancora, all'infinito. Un salto anche a salutare un amico "gallego", David Pintor, e ad ammirare la sua "lezione" su come si illustra un libro che, detto tra noi, è poi L'eco, Edizioni Lapis. Un altro omaggio all'arte di alcuni bravissimi illustratori amici, Simone Rea e Mariana  Chiesa. La sala letture è un invito al furto per chi vorrebbe nella sua biblioteca almeno venti pupazzi realizzati da Arianna Papini.

4) Incontro con gli illustratori. In una Sala Zavrel piena zeppa, Monica Monachesi (curatrice della mostra) ci accompagna alla scoperta di alcuni illustratori presenti. le parole di Monica hanno il sapore dell'entusiasmo, oltre che della competenza, assieme alla grazia di chi non vuole insegnare, o mostrare conoscenze indubbiamente profonde. Chiama a sé ogni singolo illustratore e lo fa parlare. E' un susseguirsi di volti, quasi tutti giovani, di parole precise (quanto ce n'è bisogno!), di belle mani che disegnano nell'aria idee. Gabriel Pacheco e Anna Castagnoli che dialoga con lui, Mattias De Leeuw, Marco Paschetta, Giovanni Marra e, alla fine, come un lampo improvviso arriva anche Arianna Vairo che sorride e parla della Llorona, il corrispondente del nostro Babau per i bambini messicani (il personaggio è in realtà molto di più di questa comoda definizione).

Monica Monachesi presenta Gabriel Pacheco

5) Il Messico visto attraverso gli illustratori. Immagini sul paese mesoamericano, ricco di fiabe e leggende meravigliose, ancora dolente per la grandezza passata, eppure in grado di reinventare i suoi stessi miti, i suoi dèi, i suoi colori. Una scelta ricca di tavole illustrano il Serpente Piumato Qetzalcoatl che un giorno ritornerà al suo paese da Est (e che Montezuma non si sbagli questa volta!), e poi altri miti e altre figure, la morte, la dama, la llorona. Una sala che brilla tanto è colorata e varia. Una sala che invita a comprare il libro sulle Fiabe dal Messico, Edizioni Franco Cosimo Panini che, come ogni anno, è curato da Luigi Dal Cin e si presenta rosso fiamma ai tanti appassionati non solo di immagini, ma pure di storie. Segue laboratorio a cura di Monica Monachesi, con l'aiuto di alcuni illustratori. Riesco a fermare per un attimo Arianna Vairo che volevo conoscere da tempo, giusto il tempo di dirle come è brava.

6) Fine laboratorio. Arianna viene a sedersi vicino a me e parliamo un po' del suo lavoro (quante mani magiche ha, quante belle idee, che forza in una donna ancora così giovane!). Arianna mi regala la cartolina con la sua Llorona. Ridiamo anche molto e poi ci prepariamo a seguire la proiezione di cortometraggi sempre sul Messico, alcuni davvero molto belli. La gente c'è ancora e numerosa, alcuni bambini commentano come solo i bambini sanno fare le parole di Monica. Saluto anche Paola, altra bravissima illustratrice che mi mostra, con timidezza, il suo bellissimo libro su Mirò per Artebambini.

7) Partenza: triste momento, dopo due giorni di bellezza regalata in modo intelligente e leggero. Ripenso a Paola e Pippo del B&B "La casa in collina", ospiti straordinari e molto colti, anche se Pippo ha letto troppo Pavese e poco Fenoglio! Ripenso alla colazione infinita nella veranda del loro B&B. Ripenso a tutte le persone che ho incrociato, incontrato, ascoltato, ammirato. Sono un po' mogio, ma so che ritornerò a Sàrmede in gennaio e allora mi consolo. Ho i freni che "suonano" (saprò solo dopo che le auto giapponesi inseriscono un lamella-spia per avvisare i proprietari dell'auto che le pastiglie dei freni sono ormai da cambiare!), spero di riuscire ad arrivare a casa.

Beh, sono arrivato...

Qualcuno dirà: un post così lungo con due sole immagini! Il lavoro degli illustratori è così prezioso che è giusto che si vedano solo le immagini che loro stessi hanno deciso di rendere pubbliche e così vi invito ad andare a visitare i loro siti web, i loro blog, le loro pagine facebook e, ovviamente, il sito della mostra Le immagini della fantasia (anche pagina FB). Rimarrete storditi da tanta bellezza. Non sono uno a cui piace tutto, ma devo fare i complimenti a Sàrmede e a tutti coloro che hanno lavorato alla 31 Edizione della mostra per la qualità delle scelte e per la capacità di organizzare un programma così denso di eventi, incontri, laboratori. E un augurio alla 31a mostra quando prenderà la via delle tante città di tutto il mondo per essere ammirata anche da altri occhi, bambini e adulti, esperti e semplici curiosi. E se ho dimenticato qualcosa è solo colpa mia! E se ho dimenticato qualcosa, allora vi conviene davvero andare a Sàrmede, e non ve ne pentirete. Andate, gente, andate...

domenica 20 ottobre 2013

ciao Rosso!

Chiedimi voce che non cada
nell'indecenza dell'assenso
e suoni aperti e sorridenti
prima che avanzi il buio
prima che taccia in petto
il cuore sazio del consenso.

Chiedilo adesso oppure taci
e non temere
se vedi solo queste croci
che sto segnando a caso
col poco rosso che è rimasto
è già diventa scuro tra le braci.

Ecco, mi piace salutare Rosso Belvedere così, con ancora nelle orecchie i suoni belli del pranzo finale di oggi, con le persone (non tutte, purtroppo!) che hanno fatto rosso il nostro Belvedere, con ancora negli occhi il sorriso di giovani mamme, di vecchi babbioni, di bambini seriamente impegnati nei loro giochi. Sono stati tre anni belli, pieni di cose, di entusiasmo, di fatica e allegria. Io sono stato felice con tutte le persone che sono venute a trovarci, che hanno capito cosa c'era dietro quel "rosso" così bello da farci rimanere senza fiato (e parlo del colore e dell'idea di colore).
Non sono però solo un sognatore, riesco ancora a capire quando è ora di staccare la spina, di rimettere a posto il cuore per aprirlo ad altre cose. Ancora una volta, però, non ho rimpianti. Chi mi ha accompagnato lungo questa difficile strada mi ha regalato tesori che frutteranno nel tempo, magari altrove. E queste sono le vere lezioni che desidero ricevere lungo il mio cammino in questa terra. Per il resto, per tutto quello che non è andato per il verso giusto, mi assumo le mie responsabilità, la mia difficoltà ad affrontare la realtà per quella che è. Ecco perché, per dire la parola fine al Rosso ho bisogno di parole forti, come quelle di un poeta lui sì davvero grande, Baudelaire:

La stoletzza, l'errore, il peccato, la grettezza
empiono i nostri spiriti e travagliano i nostri corpi,
e noi alimentiamo i nostri cari rimorsi
come i mendicanti nutrono i loro insetti.

Peccati ostinati, pentimenti vigliacchi;
le nostre confessioni esigono lauti compensi,
e sulla via melmosa rientriamo contenti,
con vili lacrime illusi di lavare ogni macchia.

......

Ma in mezzo agli sciacalli, le pantere, le linci,
le scimmie, gli avvoltoi, gli scorpioni, i serpenti,
fra i mostri strepitanti, urlanti, grugnenti, striscianti,
nel serraglio infame di tutti i nostri vizi,

uno ce n'è più orribile, più malvagio, più immondo!
Benché non lanci alte grida né faccia grandi gesti,
ridurrebbe la terra a un misero resto
e in uno sbadiglio inghiottirebbe il mondo;

è la Noia! - L'occhio di pianto un incongruo rovello
gli colma, fuma l'houka sognando patiboli.
Lo conosci, lettore, questo mostro sensibile,
- ipocrita lettore - mio simile - fratello!                             (trad. di Luciana Frezza)


Grazie dunque a tutti coloro che hanno fatto la mia stessa strada, a quelli che l'hanno incrociata, a chi ha reso possibile il rosso. Non voglio aggiungere altro: a forza di ripetere cose, mi annoio da solo e, sinceramente, non me lo posso permettere. ale






giovedì 3 ottobre 2013

Lampedusa

Oggi
pallore gonfio e sale.

E dire "tocco terra"
resta una frase aperta
una bestemmia sorda
e non è più 
salvezza certa.


Non ce la faccio più a sentire dichiarazioni d'intenti, fasulle ammissioni di colpe, appelli a chi di dovere. E' una tragedia, un lutto immenso quello che accade da anni nel mare di tutti (e non nostrum!). Non ce la faccio a dire cose, ad affermare concetti, a formulare accuse. Ho appena letto il comunicato stampa di Emergency: chiaro, terribile nella sua analisi. Leggerò, e leggeremo, altri comunicati; ascolterò, e ascolteremo le voci del Papa, dei governanti del mondo intero, dei commentatori, dei giornalisti, forse anche delle persone comuni e, magari, la voce dei coraggiosi e stanchi abitanti di Lampedusa. Poi, tra qualche giorno, le bandiere listate a lutto ritorneranno a garrire con il loro colori un giorno sbeffeggiati e il giorno dopo usati a baluardo di una italianità da barzelletta. Un caso di cronaca nera, un ennesimo litigio in casa PDL o PD ricacceranno nel più profondo mare dell'oblio il corpo di chi non troverà forse mai una sepoltura. I cosiddetti grandi della terra ritorneranno marionette di quel modello di sviluppo che mostra già da tempo il suo volto più feroce. Si farà di nuovo finta che tutto sia sotto controllo, che quello che separa le nazioni non è solo uno stupido confine, ma lo spread, il pil, la solidità e via di questo passo. A quando, allora, un'agenzia di rating delle politiche sociali, delle dignità delle nazioni, dell'impegno a fare della vita un vero valore insindacabile ed esterno al mercato? Chissà l'Italia della Lega quante A potrebbe meritare? E chissà quante ne raccatterebbe l'Europa della Merkel? Ecco, non ho parole per rendere omaggio a quelle donne e quegli uomini uccisi da un sogno grande.

Eppure non vorrei nemmeno che vincesse il silenzio, il ritirarmi nel mio piccolo mondo al riparo da tutto e da tutti. Mai come in questi casi il rischio è di parlare senza dire, di guardare senza osservare, di giudicare senza essere giudicati, di morire di parole. Ecco, il morire di parole è un po', secondo me, quello che contraddistingue le azioni "politiche" degli ultimi decenni della storia del mondo. Una classe dirigente, anche e soprattutto ai livelli più alti, e in special modo in Italia, che ha smarrito la chiarezza di un pensiero che si fa azione e non solo o tanto disquisizione, quando non vero e proprio sproloquio, logorroica nebbia, fumo rapido a dissolversi, esercizio vano e ormai stucchevole.

Ebbene, in questa sera, dopo aver spento la TV, con ancora negli occhi l'azzurro del mare su cui galleggiava un sogno grande, su cui galleggiano ora le ombre bianche della morte, ritorno alle parole mie di anni addietro, parole di "poeta" (così mi si dice), come a chiedere loro aiuto, non tanto una spiegazione, un'analisi, ma almeno un briciolo di senso, un breve scatto di una lingua che sa che non può dire tutto, ma mai s'arrende a pronunciare parole esatte: vita che è vita, morte che è morte, ingiustizia che è ingiustizia, povertà che è povertà, guerra che è guerra, sogno che è sogno...

Parti
il corpo aperto
come ferita
offerta al mondo.
Ma non voltarti.

La spuma si scuote
dal fondo, si perde
nel soffio del dio
indifferente, distratto
e quale poi
il tuo
il mio?

Buon riposo, gente tra le onde.